H. è di famiglia beduina e vive nella zona sud orientale della striscia di Gaza dove una volta esisteva l’aereoporto internazionale Yasser Arafat, attivo dal 1998 al 2001 e oramai raso al suolo dai bombardamenti e dai buldozers dell’esercito israeliano. Shoka è avvolta in quella sensazione di calma apparente che si percepisce spesso a Gaza: file di bambini con il grembiule che riempiono le strade mentre tornano a casa da scuola, eppure i droni sorvolano l’area costantemente. Solo la strada principale è asfaltata e vi passano poche macchine, ci viene più facile prendere un passaggio da un tuk tuk, con grande felicità di Ameera..
La mamma di H. prende il materasso dalla stanza e lo mette in cortile, sulla stuoia sulla sabbia. Due stanze senza mobili, niente pavimenti, niente pareti intonacate e un piccolo bagno esterno, questa e’ la casa di H.
Le ferite di H. si infettano spesso, un giorno è un ginocchio, una volta il dito della mano - già parzialmente fuso alle altre dita e nel palmo - oggi l’occhio. Prende la cartella dell’asilo che gli abbiamo regalato, tira fuori una vecchia bottiglia d’acqua, kili di sabbia e il quadernino per farci vedere cosa ha scritto. Gli ultimi giorni non e’ riuscito a scrivere per via dell’infezione alla mano e all’occhio.
Deve fare il bagno, è terrorizzato. La mamma prende un vecchio secchio di pittura, lo riempie a metà con l’acqua dalla cisterna. Mette una bacinella nella stanza e chiama H. che già sta piangendo. Seduto nella bacinella, strilla mentre la mamma versa l’acqua per lavarlo, non c'è verso di calmarlo. Sembra il peggio sia passato, dopo il bagno si calma, si siede sul materasso all’esterno e si fa fare i bendaggi dalla mamma mentre giochiamo con un palloncino e mentre mangia un panino con la ‘mortadella’ che avevamo con noi.
Lasciamo alla famiglia di H. delle bottiglie di acqua che ci hanno donato Jenny e Derek Graham, due attivisti irlandesi che stanno coordinando il progetto 'Waqaf Water for Gaza’ promosso da Perdana Global Peace Foundation (Malesia) durante il quale stanno producendo 500 mila bottiglie di acqua potabile da distribuire alla popolazione di Gaza.
L’ultimo report delle Nazioni Unite ‘Gaza not livable by 2020’ - ‘Gaza non piu’ abitabile nel 2020’ - riporta la sempre piu’ critica situazione dei servizi di base di Gaza dovuta all’assedio imposto dal governo Israeliano sulla Strisca.
Informazioni aggiornate sulla situazione del settore Acqua e Igiene Ambientale a Gaza e in West Bank sono disponibili sul sito del gruppo di coordinamento EWASH (Emergency Water and Sanitation-Hygiene Group) di cui fanno parte le organizzazioni umanitarie che lavorano in Palestina.