F. vive nel campo di Shati, conosciuto anche come Beach Camp, situato nella zona costiera della Striscia non lontano dal centro di Gaza City. I suoi nonni, originari del villaggio palestinese di Zarnuka nei pressi della citta’ di Ramle, furono costretti a scappare dalla loro terra nel 1948, quando Israele vinse quella che chiama guerra d’Indipendenza e gli arabi Nakba (la catastrofe). Shati e’ uno degli otto campi profughi della Striscia di Gaza istituito in quell’anno proprio per alloggiare circa 23.000 palestinesi in fuga dalla città di Jaffa, Lod e Bersheva e dai villaggi circostanti. E' una delle zone piu' densamente popolate della Striscia dove oggi vivono circa 87.000 rifugiati in una superficie di poco piu’ di mezzo chilometro quadrato.
In questo periodo estivo, il padre di F. vende uva, fichi e fichi d’india al suq di Shati.
Siamo stati a trovare F. dopo l’iftar (il pasto serale che interrompe il digiuno durante il mese del Ramadan) con A., giovane donna affetta da una forma semplice di EB che, a titolo di volontariato, vuole assolutamente aiutare le farfalle di Gaza che sono in una condizione piu’ fragile della sua.
E’ quasi mezzanotte e F. e’ ancora sveglio, dice che vuole godersi le ore di elettricità’ seduto davanti al ventilatore. Di giorno, ora che e’ estate e nelle ore diurne manca l’elettricità, dorme fino a tardi, guarda la televisione e poi torna a dormire. Dice che quando e’ arrabbiato o si annoia, preferisce dormire.
Nel salotto, in un lettino vicino alla porta d’entrata, suo fratello maggiore sta invece gia’ dormendo. Dal salotto si intravede la stanza con la TV dove dormono i genitori e un’altra piccola stanza con due materassi per terra dove F. dorme insieme alle sorelle e al fratello minore di 4 anni.
I genitori di F. che recentemente hanno conosciuto alcuni degli altri bambini affetti da EB a Gaza si chiedono perche’ ognuno di loro e’ cosi’ diverso dall’altro. Come stanno i bambini in Italia? Camminano? Sono come F.? – mi chiedono. Sono consapevoli del fatto che non esista una cura risolutiva alla malattia di F., ma il loro desiderio piu’ grande e’ quello di vederlo camminare. A casa cercano in tutti i modi di stimolarlo ma F. non vuole esercitarsi perche’ il pavimento e’ irregolare e coperto da tappeti di paglia intrecciata e ha paura di cadere.
Il padre di F. esprime timori per l’asilo chiedendomi ‘non vedi come i bambini lo guardano quando uscite di casa e andate al corso?’ Mi spiace che F. stia ascoltando la conversazione. Non so cosa rispondere, dico a F. che abbiamo lo stesso problema, che succede ogni giorno anche a me. Fish Mushkila!
Ci riferiscono di come l’acqua che ricevono dalla rete municipale sia un problema per F. Come in tutte le zone costiere di Gaza, infatti, l’acqua che arriva nelle case e’ salata e utilizzabile solo per usi domestici. C’e’ anche un problema di scarsità dovuta al fatto che la quantità di acqua prodotta dai pozzi non e’ sufficiente a soddisfare la domanda e la municipalità e’ costretta ad applicare un piano di distribuzione che prevede ore alterne di servizio per ogni zona del campo. Durante l’estate la situazione peggiora e l’acqua corrente arriva solo poche ore al giorno. Anche loro comprano acqua potabile prodotta da piccoli impianti privati di dissalazione, spendendo circa circa 10 euro al metro cubo, costo che incide notevolmente sulle loro gia' scarse risorse economiche.
Prima della nascita di F. i genitori hanno avuto una bambina affetta da EB che e’ scomparsa a soli due mesi di vita.
F. si atteggia da uomo adulto, specialmente in presenza di persone che vede per la prima volta, diventa serio e permaloso, ma arrossisce quando riceve un gesto di tenerezza. Mangia ‘mortadella’, cosi’ vengono chiamati tutti i tipi di insaccati di pollo o vitello che si trovano qui, accompagnandola con yogurt, olio d’olivao e zatar, ma la sua vera passione sono le chips. Porta il pannolino, spesso fa fatica a deglutire. Negli occhi sono visibili delle lesioni, alcuni giorni a lezione fa fatica a scrivere. E’ molto sensibile ai raggi del sole e al calore, solo durante il tragitto in macchina da casa al corso, che dura poco piu’ di dieci minuti, si riempie di bolle e sembra abbia difficolta’ a respirare.
Ogni mattina quando passo a prenderlo per andare a lezione e’ in lacrime mentre la mamma gli cambia i bendaggi, perde sangue da ogni ferita. Rimprovera la mamma dicendole che il papa' e' piu' bravo nel medicarlo e nel rifargli le fasciature. Poi si infila con fatica maglietta, pantaloni e scarpe e 'yalla'.
Quando settimana scorsa siamo stati a porgere le condoglianze alla sua famiglia per la scomparsa della nonna paterna, F. era fiero nel dire ai cugini che stava imparando a scrivere e che a settembre andrà all'asilo. I cugini, per metterlo alla prova, gli hanno fatto scrivere tutte le lettere dell'alfabeto.